Luce, simbolo di pace

Il giorno di Santa Lucia è alle porte e in vari Paesi ci si prepara alla festa della luce. Sulle tracce di un’usanza austriaca, che diffonde la “Luce della Pace” dalla Grotta della Natività di Betlemme al resto del mondo e arriva fino a Bigorio, in Capriasca.

Soltanto tre caselle del calendario dell’Avvento ci separano dalla festa di Santa Lucia, protettrice della vista e patrona della luce. Luce che, visto l’accorciarsi delle giornate, in questo periodo dell’anno assume un significato ancora più profondo. Il detto popolare “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia” si è infatti diffuso a causa della prossimità del 13 dicembre al solstizio d’inverno, che cade il 21 o 22 dicembre e segna il vero inizio della stagione fredda.

La “Luce della Pace” è un’usanza nata nel 1986 in Austria, su iniziativa della radiotelevisione nazionale ORF. FOTO Friedenslicht

La festa di Santa Lucia è molto sentita nei paesi dell’Europa del Nord e in Italia, soprattutto in Sicilia. In Svezia, per combattere l’oscurità dell’inverno, per il Luciadagen vengono organizzate diverse processioni. Giovani ragazze e ragazzi portano luce e dolcetti allo zafferano nelle chiese, nelle scuole, negli ospedali o negli uffici. Ad aprire il corteo, sulle note di canzoni natalizie, una ragazza che veste i panni di Santa Lucia con in testa una corona di candele accese. È dal 1927, inoltre, che viene organizzato un concorso per eleggere la Lucia più bella di ogni città. La Sicilia è invece il luogo d’origine della martire Lucia, patrona di Siracusa vissuta nel IV secolo d. C. (più informazioni a p. 17). Qui la festa inizia il 9 dicembre con l’esposizione della statua argentea della Santa nella Cattedrale e finisce il 20 dicembre, dopo processioni e celebrazioni, con il suo rientro in chiesa. Una seconda parte dei festeggiamenti ha luogo in maggio.

La Luce della Pace, accesa nella Grotta della Natività a Betlemme, verrà diffusa il 15 dicembre nei 4 punti d’appoggio in Svizzera. FOTO Friedenslicht

SANTA LUCIA
Quando si festeggia? Il 13 dicembre.
Dove viene venerata? In particolare in Sicilia e nei paesi dell’Europa del Nord.
Cosa protegge? La vista e la luce materiale e spirituale.
Da dove arriva il suo nome, Lucia? Dal latino lux, “luce”.
Qual è la sua storia? Vergine di Siracusa vissuta tra il 283 e 303 d. C. circa, sotto l’imperatore Diocleziano. Denunciata come cristiana e condannata alla prostituzione, secondo la leggenda sarebbe scampata a tutto ciò e sarebbe stata uccisa con la spada. La credenza tradizionale secondo la quale le siano stati strappati gli occhi è una leggenda nata dal significato del suo nome, affine alla luce.

La candela da trasporto ha un coperchio che permette all’ossigeno di entrare e di proteggere la fiamma, mantenendola viva. FOTO Keystone

La Luce della Pace

Una manifestazione particolare, nata nel 1986 da un’iniziativa della televisione austriaca ORF, è la “Luce della Pace”: un bambino parte dall’Austria e va a Betlemme, dove accende la luce, e la riporta in patria per diffonderla anche ad altri paesi. Da noi quest’usanza è stata accolta con entusiasmo 27 anni fa, soprattutto nella Svizzera tedesca e romanda. «È una manifestazione indipendente dalle religioni – spiega Walter Stählin, presidente dell’associazione “Luce della Pace Svizzera”. – Lo scopo è diffondere un messaggio di pace, senza confini. La luce può essere trasmessa di mano in mano da privati, associazioni, comuni politici, congregazioni ecclesiastiche o case di cura. Durante eventi pubblici o privati». Anche il motto di quest’anno, “Achtsam sein”, essere attenti, intende lanciare un messaggio di solidarietà e di unione fra diverse culture.

Il trasporto della fiamma da Betlemme alla Svizzera viene organizzato in modo scrupoloso. Quest’anno il viaggio è iniziato il 26 novembre in Austria. Con il sostegno della compagnia aerea Austrian Airlines, la giovane austriaca Victoria Kampenhuber di Enns ha potuto volare da Vienna a Tel Aviv, accompagnata da alcuni dei membri dell’associazione, accendere la Luce della Pace nella Grotta di Betlemme, dove nacque Gesù, e rientrare in patria con la candela accesa. Il 14 dicembre la fiamma passerà da candela a candela e, da Vienna, verrà distribuita a più di 30 paesi europei – saranno dei ragazzi romandi a portarla in Svizzera – e oltreoceano, con la speranza di farla brillare almeno fino a Natale.

Da Zurigo a Bigorio

In Svizzera, la popolazione potrà ricevere la luce domenica prossima, il 15 dicembre. I punti d’appoggio ufficiali sono a Zurigo, Basilea, Lucerna e Friborgo. Grazie a un accordo speciale con le FFS, è consentito trasportare la fiamma in treno utilizzando esclusivamente le candele ufficiali della manifestazione.

In Ticino manca un punto d’appoggio ufficiale, ma, in privato, c’è una persona che porta avanti questa tradizione. È Lily Viktoria Baur, originaria di Zugo, da ormai più di 40 anni residente a Bigorio, sopra Tesserete. «Sono venuta a conoscenza di questa tradizione a Zugo –, racconta Baur con entusiasmo –. A casa ho una fiamma accesa da più di dieci anni: ogni anno la rinnovo con quella di Betlemme, ma non la spengo mai. La tengo in giardino, per ragioni di sicurezza, e con questa fiamma accendo le altre candele di casa». E anche quelle che regala ai pazienti del suo studio di omeopatia unicista e medicina olistica (LeD). Un regalo che viene molto apprezzato: «Ormai i miei pazienti e alcuni abitanti del paese si sono affezionati, ci tengono a portare a casa la luce o a regalarla ai propri cari». Nonostante alla base ci sia un pensiero cristiano, secondo Baur questo gesto va oltre: «Ho alcuni pazienti musulmani che, pur non festeggiando il Natale, hanno piacere a portare a casa la luce. È un simbolo di affetto e di pace».

L’organizzazione, però, è impegnativa: Baur ordina le candele ufficiali, prodotte nella fabbrica della famiglia Lienert ad Einsiedeln (la visita alla fabbrica è a p. 21): « Ogni anno arriva un furgoncino dal canton Svitto a consegnarmi un migliaio di candele». Un numero importante, considerando che si tratta di un’iniziativa privata. «I soldi che provengono dalla vendita delle candele vanno in beneficienza all’associazione “Denk an mich”, che aiuta le persone con disabilità. Insomma, per me è doppiamente una buona causa».

Chiunque volesse prendere la Luce della Pace può fare un salto a Bigorio, nello studio LeD di Lily Viktoria Baur; dal 20 al 22 dicembre, tra le ore 17 e le 20, sarà lieta di accogliervi.

La lista, dove sono pubblicati i luoghi e gli orari dei punti d’incontro in Svizzera, è sul sito della “Luce della Pace”: www.friedenslicht.ch

La produzione di candele ad Einsiedeln

Un profumo di cera e un mare di colori ci invadono non appena varchiamo la soglia della fabbrica di candele della famiglia Lienert ad Einsiedeln (Svitto). L’azienda è la rifornitrice ufficiale della “Luce della Pace Svizzera” oltre che di privati e ditte in tutto il Paese.

A farci da guida in fabbrica è Otmar Lienert, capo dell’azienda dal 1993 insieme a sua moglie Brigitte. Lei, intanto, è indaffarata in ufficio, con il telefono che squilla ininterrottamente. «È il periodo più intenso dell’anno – racconta Brigitte fra una telefonata e l’altra –. Natale e Pasqua sono i due momenti in cui riceviamo più ordinazioni». Anche i loro due figli, Sonja e Lukas, lavorano qui e si occupano principalmente della parte amministrativa e della vendita diretta in negozio, che si trova al centro di Einsiedeln. «Eccezionalmente questa settimana lavoro in produzione – ci dice Sonja. – Uno dei dipendenti è a casa in malattia e serve qualcuno che lo sostituisca». In una piccola realtà come questa è richiesta molta flessibilità e, quando qualcuno è assente, bisogna rimboccarsi le maniche. Ma molta flessibilità è anche data. I dipendenti, tutti residenti ad Einsiedeln o nei dintorni, sono 25 e sono in molti ad avere un tempo parziale, per poter conciliare al meglio lavoro e vita famigliare.


Manualità come valore aggiunto

Girando tra le varie postazioni di lavoro, notiamo subito che, oltre alle candele della “Luce della Pace”, ce ne sono tante altre: dai ceri natalizi ai lumini e alle candele per matrimoni o comunioni. Di tutti i colori, forme e dimensioni, lucide o opache, con o senza stampi. A giudicare dalla vastità dell’assortimento, si potrebbe pensare che molti dei processi di produzione siano automatizzati. Invece, ci spiega Otmar, una buona parte del lavoro è manuale: «La fabbrica, costruita nel 1828, appartiene ai Lienert dal 1906, noi siamo la quarta generazione. In produzione abbiamo molti macchinari all’avaguardia, ma abbiamo deciso di valorizzare il lavoro manuale, puntando alla realizzazione di prodotti unici, curati in ogni dettaglio». Una volta sciolto il blocco di paraffina colorata e datagli la forma desiderata, il lavoro continua a mano: decorazioni, stampi, perline e scritte. Un lavoro di grande pazienza e precisione, che contribuisce però a rendere ogni candela speciale e unica.

Questo articolo è stato pubblicato su Cooperazione.

Rispondi