Aggregazioni: Soltanto i grandi si oppongono

La proposta del Cantone soddisfa la gran parte dei Comuni che confluirebbero in Malcantone Ovest. Però Caslano e Magliaso non sono interessati – Pronta l’unione tra Monteggio, Croglio, Sessa e Ponte

Si è conclusa a fine 2017 la seconda fase di consultazione del Piano cantonale delle aggregazioni (PCA) voluto dal Dipartimento delle istituzioni (DI) per spingere i Comuni ticinesi a unire le forze. Dopo aver analizzato la proposta cantonale per Lugano (cfr. l’edizione del 4 dicembre), per i Comuni della Collina (27 dicembre) e del Basso Ceresio (5 febbraio), ci spostiamo verso i dodici Comuni che il Governo vorrebbe raggruppare in un unico Malcantone Ovest: Astano, Bedigliora, Caslano, Croglio, Curio, Magliaso, Miglieglia, Monteggio, Novaggio, Ponte Tresa, Pura e Sessa.

La prima versione del Piano cantonale delle aggregazioni del 2013 prospettava un Malcantone Ovest a tredici Comuni: Astano, Bedigliora, Caslano, Croglio, Curio, Magliaso, Miglieglia, Monteggio, Neggio, Novaggio, Ponte Tresa, Pura e Sessa. La seconda conferma il primo scenario escludendo però – su sua richiesta – Neggio, che andrà a confluire in Malcantone Est. Fra i Comuni pù piccoli la voglia d’aggregazione è forte (e nella Valle della Tresa ci si sta già muovendo) ma l’opinone è che lo spunto debba partire dal basso, da Magliaso e Caslano. Il problema è che al momento queste due realtà non sono affatto interessate.

In corso la prima «mini-fusione»

In attesa di quella a dodici, i Comuni di Croglio, Monteggio, Ponte Tresa e Sessa stanno già percorrendo la via dell’aggregazione. Nei giorni scorsi hanno consegnato il rapporto finale della Commissione di studio ai rispettivi consiglieri comunali (vedasi l’articolo a lato per i dettagli). Com’era prevedibile, i quattro pionieri si sono detti favorevoli al PCA. «La nostra è una mini-aggregazione – ha precisato Sergio Antonietti, sindaco di Sessa – con cui intendiamo dare il la alla grande fusione nella regione». Si tratterebbe insomma di dare il buon esempio, incitando gli altri a fare altrettanto: «Chi ci ama ci segua – ha rincarato Daniel Buser, sindaco di Ponte Tresa. – Ma solo chi è convinto, non vogliamo titubanti». Al di fuori della nuova realtà, c’è però chi ha dei dubbi. Mentre secondo Piero Marchesi, sindaco di Monteggio, il «passaggio da 900 a 3.000 abitanti è gestibile e permette di migliorare i servizi», alcuni degli altri sindaci non vedono in questa aggregazione il migliore degli inizi, perlomeno non nell’ottica di una futura unione a dodici Comuni. «Partire spezzettati è difficile – ha sostenuto ad esempio Matteo Patriarca, sindaco di Pura: – l’unione nella Valle della Tresa non è quella definitiva e, inoltre, non coinvolge i Comuni più forti».

Una maggioranza sorridente

La grande maggioranza dei Comuni in ogni caso sorride all’idea di una fusione. Su dodici, nove condividono il concetto alla base del PCA. A Bedigliora non si è ancora discusso di questo tema: «Siamo coscienti che si va in quella direzione – ha chiarito il sindaco Tiziano Belloni – ma al momento non sentiamo l‘urgenza di parlarne». Gli unici due fermamente contrari sono invece Caslano e Magliaso (su cui torneremo fra poco). Novaggio, Miglieglia, Astano, Pura e Curio avevano già espresso la loro approvazione nella risposta congiunta all’ultima fase di consultazione. «Siamo il Comune più piccolo del Luganese – ha detto il sindaco di Miglieglia Kaspar Weber – e puntiamo all’aggregazione». Alcuni auspicano addirittura, tra qualche anno, di riunirsi in un unico Malcantone, senza la separazione tra Est (realtà di cui ci occuperemo nella prossima puntata) e Ovest. «Vediamo il futuro in un Malcantone unico, anche con l’obiettivo di avere più voce in capitolo», ha spiegato la sindaca di Astano, Brigitte Cella. Nella stessa direzione vanno Croglio e Curio. La sindaca del primo, Margherita Manzini, ha però specificato che «per una fusione così grande ci vorrà del tempo, perché alcuni Comuni sono ancora restii». Manzini non è l’unica ad avere delle riserve per quanto riguarda le tempistiche proposte dal PCA: anche il sindaco di Curio Gianni Nava ha affermato che «siamo favorevoli al concetto di aggregazione, ma non vogliamo accelerare i tempi. Noi non abbiamo fretta e vogliamo fare le cose per bene».

Necessaria la spinta dal basso

Alla preoccupazione per un’aggregazione precipitosa, si aggiunge quella per la mancanza di un comune forte che spinga gli altri. «Come Medio Malcantone – ha illustrato Paolo Romani, sindaco di Novaggio – abbiamo delle difficoltà ad agire da soli: serve una spinta dal basso, da Caslano e da Magliaso. L’aggregazione deve partire da loro». Dello stesso avviso anche Weber e Patriarca. Con le parole di quest’ultimo: «Per passare da dodici a un Comune solo servirebbe una tappa intermedia. Dovremmo favorire le collaborazioni intercomunali, evitando dei doppioni (come la polizia) invece che discutere sull’etichetta di Malcantone Ovest: lavorare sul contenuto, insomma, e non sul contenitore».

Ma i capifila si chiamano fuori

I due Comuni più forti finanziariamente, Caslano e Magliaso, nonché i principali indiziati a un ruolo di capofila e di promotori, non ne vogliono però sapere di aggregarsi. «Non sentiamo la necessità di forzare le cose – ha chiarito il sindaco di Caslano, Emilio Taiana – stiamo bene da soli». Neanche Magliaso sente il bisogno di unirsi agli altri. «La rete di collaborazioni intercomunali – ha affermato recisamenteRoberto Citterio, sindaco di Magliaso – è già soddisfacente così com’è». Posizioni, queste, che in ambito aggregativo rischiano di paralizzare la regione.


Voto a fine anno, 85% di moltiplicatore

Il «Corriere del Ticino» ha potuto visionare il rapporto della Commissione di studio per l’aggregazione della Valle della Tresa, capitanata dal sindaco di Monteggio Piero Marchesi e composta dai sindaci e dai vicesindaci dei quattro Comuni interessati (oltre a Monteggio: Ponte Tresa, Sessa e Croglio), oltre che da un rappresentante della Sezione enti locali e da un consulente esterno.

Il rapporto è stato consegnato nei giorni scorsi ai rispettivi consiglieri comunali: i loro preavvisi sono attesi per aprile e l’invio della documentazione al Consiglio di Stato per maggio. Gli incontri e i dibattiti con la popolazione si terranno fra settembre e ottobre e la votazione consultiva entro fine anno. Questo se non vi saranno intoppi durante l’iter.

La Commissione propone che il nuovo Comune si chiami Tresa e che abbia un moltiplicatore politico d’imposta fissato al massimo all’85% (Croglio e Monteggio a oggi si situano all’80%, Ponte Tresa e Sessa al 90%). Tresa verrà guidata da 5 municipali e 25 consiglieri comunali (eletti tramite circondari). Tutti gli attuali collaboratori verranno riassunti, mantenendo i diritti acquisiti. Vi saranno 4 Commissioni di quartiere e le frazioni attuali verranno mantenute. È prevista una specializzazione per i futuri quartieri. Se a Ponte Tresa si installeranno l’amministrazione (con sportelli negli altri quartieri) e le istituzioni, Monteggio ospiterà magazzini e Ufficio tecnico. Croglio è pensato come polo dell’educazione e Sessa come zona dell’educazione, della cultura e del tempo libero. Gli investimenti prioritari sono il rinnovamento del centro scolastico Lüsc di Croglio (2,5 milioni di franchi di spesa preventivata), l’edificazione di un asilo nido-centro diurno per anziani (1,5) e del nuovo Ufficio tecnico (1,8), e l’edificazione di una pista ciclabile lungo la Tresa (2,5).

La Commissione definisce Tresa come «un Comune per le famiglie e per il tempo libero» e ha identificato cinque motivi per aggregarsi: rispondere al meglio ai maggiori compiti imposti dal Cantone e ai servizi richiesti dalla popolazione, migliori sviluppo e gestione delle potenzialità del territorio, migliore amministrazione delle risorse fiscali del comprensorio e riduzione dei relativi rischi, maggiore capacità d’investimento, e la creazione di condizioni quadro per incentivare l’insediamento di nuove famiglie.

Nel rapporto viene inoltre sottolineato che i quattro Comuni sono complementari tra loro e hanno un territorio eterogeneo e che nei Municipi c’è «entusiasmo e unità d’intenti». Le prospettive finanziarie sono giudicate buone e l’indebitamento è limitato.

Fra i problemi da affrontare sono elencati la perdita d’attrattività della regione, il traffico sempre più penalizzante, il progressivo invecchiamento della popolazione e la mancanza di alcuni servizi per gli anziani, nonché per le famiglie. Le condizioni quadro dell’economia sono giudicate infine non soddisfacenti.

Questo articolo è stato pubblicato sul Corriere del Ticino (CdT)

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